Il tema del Sinodo è “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Ma di cosa stiamo parlando?

Proponiamo alcune parole chiave e contributi per aiutare la preghiera, la riflessione e l’ascolto nei gruppi sinodali.

Dobbiamo più preoccuparci di ascoltare!

Sinodalità nella vita della Chiesa

Il termine “sinodalità” significa “camminare insieme” e indica il cammino del popolo di Dio, ma anche il suo radunarsi in assemblea in ascolto reciproco e dello Spirito Santo o intorno all’Eucaristia. E’ una parola antica che ha origini greche e latine e che nel corso della storia della Chiesa ha avuto maggiore e minore rilevanza. Una forte esperienza di sinodalità fu, per la prime comunità cristiane il Concilio di Gerusalemme intorno al 48-49 d.C.

Benché il termine e il concetto di sinodalità non si ritrovino esplicitamente nell’insegnamento del Concilio Vaticano II  si può affermare che l’istanza della sinodalità è al cuore dell’opera di rinnovamento da esso promossa”. Il Concilio sottolinea infatti la comune dignità di tutti i battezzati, coinvolti ciascuno con il proprio dono, carisma, vocazione e servizio, nella vita e nella missione della Chiesa.

La Commissione Teologica Internazionale, in preparazione al Sinodo dei Vescovi, ha preparato una Nota Preliminare che approfondisce ed espone la sinodalità nella vita della Chiesa

Leggi “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”, Commissione Teologica Internazionale, 2 Marzo 2018

Discernimento comunitario

Il Cammino sinodale è la novità di questo sinodo perché la Chiesa vuole ascoltare la voce del Popolo di Dio “dal basso”.

Si propone di ascoltare questa intervista del teologo Mons. Pietro Coda (Segretario della Commissione Teologica internazionale) da VaticanNews:

Inoltre una lettura interessante è l’articolo di Nathalie Becquart, sotto-segretaria del Sinodo dei Vescovi:

Le tre parole chiave del sinodo: comunione, partecipazione e missione

Nel Momento di riflessione per l’apertura del percorso sinodale Papa Francesco ha voluto chiarire le parole chiave del sinodo.

Momento di riflessione per l’apertura del percorso sinodale, Sabato 9 Ottobre 2021

Comunione e missione

Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5). Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra. Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – «le linee maestre, enunciate dal Concilio». Commemorandone l’apertura, affermò infatti che le linee generali erano state «la comunione, cioè la coesione e la pienezza interiore, nella grazia, nella verità, nella collaborazione […] e la missione, cioè l’impegno apostolico verso il mondo contemporaneo» (Angelus, 11 ottobre 1970), che non è proselitismo.

La natura della Chiesa è la comunione

Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia: da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio. E aggiungeva: «Conviene sommamente che nella Chiesa si celebrino Sinodi ordinari e, all’occorrenza, anche straordinari» i quali, per portare frutto, devono essere ben preparati: «occorre cioè che nelle Chiese locali si lavori alla loro preparazione con partecipazione di tutti» (Discorso a conclusione della II Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985).

Ecco dunque la terza parola, partecipazione. Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno. Vorrei dire che celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera.

Partecipazione

La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. Come afferma l’Apostolo Paolo, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini.

Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!
Tutti battezzati, questa è la carta d’identità: il Battesimo.